Ultimo episodio del documentario di Tullio Togni sui Figli delle nuvole Saharaui
La libertà nelle parole degli anziani che ricordano la loro terra, le loro case e le loro capre: un concetto di ricchezza diverso e perduto per finire sudditi di un regno alieno, perdendo le radici, i sepolcri dei propri cari. Da stabili, autonomi, indipendenti improvvisamente si diventa sottomessi da un invasore che arriva con l'intenzione di commettere un genocidio. E si diventa hijos de las nubes.
Figli delle
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nuvole oppressi di cui Tullio Togni descrive nelle parole degli intervistati pratiche di vita, costumi cancellati dalla invasione marocchina... rimangono i proverbi, come «Colui che cerca la guerra è perché non la conosce».
Le famiglie furono divise 40 anni fa: alcuni rimasero in Sahara occidentale, altri preferirono l'esilio nel nulla... e non son più potuti tornare. Memoria di sentimenti, esperienze sogni e speranze transgenerazionali. Una cultura orale.
La memoria è anche salvavita nelle strade costellate da mine letteralmente vaganti da 40 anni di piogge e vento, lo sforzo mnemonico suppura in una cicatrice costituita tangibilmente da un muro di più di 2700 chilometri.
Gli anni di cessate il fuoco hanno solo congelato una situazione favorevole al Marocco e poi è bastato un presidente suprematista a Washington per far pendere la bilancia in bilico da 28 anni. Ma già prima i giovani saharawi erano spazientiti dalla complicità dell'Onu – e della sua missione Minurso: dal 1991 in attesa del referendum! – con gli interessi occidentali in appoggio ai marocchini in cambio di fosfati; così i giovani chiedevano prima della mossa di Trump di stracciare il cessate il fuoco. E il Fronte Polisario deve seguire le indicazioni del suo popolo, in maggioranza fatto da giovani, colti e preparati, senza prospettive e proiettati verso la piena indipendenza, da conseguire anche con la Guerra, perché un altro proverbio recita: «Non si gioca con la pace».